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“Quando comprendi la differenza tra passare e lasciare una traccia. Far sì che Altri seguano il tuo filo: responsabilità e gratitudine”.

Passare significa muoversi attraverso la vita in un viaggio in cui il Sè rimane relativamente immutato.
Lasciare una traccia, invece, implica una consapevolezza diversa: vuol dire che ciò che facciamo, parole, gesti, scelte, producono effetti reali sulla vita degli altri e sulla nostra stessa storia personale.

In questa prospettiva, il filo diventa l’immagine del proprio percorso interiore: un insieme di significati, valori, scelte.
Quando gli altri possono seguirlo, significa che si è generato un impatto riconoscibile, una possibilità di apprendimento.
E qui entra in gioco la responsabilità: lasciare una traccia non è neutrale.
Le tracce possono essere di cura o di ferita, di apertura o di chiusura.

Comprendere ciò comporta una forma di maturità psicologica, la capacità di riconoscere l’effetto del proprio agire sul contesto umano.

La gratitudine è il movimento affettivo che completa questo processo: riconoscere che il nostro filo esiste grazie a tanti altri fili che ci hanno preceduto.
Non si lascia una traccia da soli: si è sempre parte di una trama più ampia.

La responsabilità, allora, diventa l’etica del segno lasciato.
Ogni traccia è un impegno e dice qualcosa di noi e, contemporaneamente, segna chi la incontra.
Gratitudine, invece, è il riconoscimento della nostra condizione di eredità: siamo eredi di tracce precedenti, e ogni nostra traccia sarà, volenti o nolenti, ereditata da altri.

Gratitudine e responsabilità formano così un circolo: essere grati per le tracce ricevute ci orienta a lasciare tracce di cui altri possano essere grati.

Photo by Mara Triplete Bonazzi

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