Indice

Prefazione alla nuova edizione

Introduzione

1. La fragilità personale nel tempo delle passioni tristi
2. Ogni epoca ha le sue passioni
3. Il rischio delle nuove dipendenze senza droghe
4. La dipendenza affettiva: non chiamiamolo amore
5. Chi è l’intossicato d’amore
6. Genere, pregiudizi culturali e insicurezza psicologica
7. Violenza fisica e metafisica
8. Storie di donne, di sogni e di paure
9. Quanto siamo dipendenti?
10. Parole e immagini del troppo amore
11. Ruoli per perdersi e per trovarsi. L’autostima al femminile
12. Come fare?
F.A.Q. Frequent Asked Questions
Bibliografia



Il nostro è un tempo accelerato, di passaggio, d’incertezze: è un tempo postmoderno.

Ogni giorno giornali e televisioni evidenziano un disagio che assume dimensioni sempre più inquietanti ma il malessere di ognuno di noi, può essere letto come spia di un disagio più generale: la nostra crisi, oggi, avviene in una società essa stessa in crisi.

L’attuale cultura postmoderna, tra le altre caratteristiche, mostra una tensione tra due opposte polarità: da una parte troviamo un eccesso di individualismo, dall’altra abbiamo la spinta verso l’uniformità e il conformismo.

S’incoraggia, in questo modo, una vita vissuta oltre l’equilibrio. In una realtà così paradossale la servitù a falsi valori e ideali preconfezionati, l’omologazione, la perdita di controllo, conferiscono alle nuove dipendenze, quelle psicologiche, senza l’uso di sostanze, un grandissimo fascino.

Ed è anche per questo motivo che si assiste, da alcuni anni, all’emergere di nuove forme di malesseri emotivi, di disturbi psicologici e differenti manifestazioni di patologie già note che, rispetto al passato, si presentano con maggiore precocità, complessità.

Forse, il vero rischio del tempo delle passioni tristi è la mancanza di equilibrio e di competenza personale, la noia, l’inefficace ricerca di un benessere effimero.

Condizioni che riescono, in alcuni casi, a inquinare anche la “passione di tutte le passioni”: l’amore.

Questo testo vuole riflettere su un quesito gravemente attuale e frequente, sulle sue origini culturali, politiche, psicologiche.

Come può una donna accettare la violenza fisica e metafisica dal proprio partner?Ed è possibile amare troppo? La risposta è sì. Tutte le volte che giustifichiamo degli eccessi, quando la nostra relazione mette a rischio il nostro benessere emotivo, la nostra salute e la nostra sicurezza; quando ci adattiamo a tutto pensando che se saremo affettuosi, comprensivi, attraenti, il nostro partner cambierà atteggiamenti, solo per amore nostro. In quel caso stiamo rischiando di amare troppo.

L’amore, per i dipendenti affettivi, è ossessivo, soffocante; è parassitario. Il malato d’amore è un “donatore “di amore a senso unico; è un intossicato che prova un malessere psicologico e fisiologico come se fosse dipendente da qualche sostanza.

Che cosa possiamo fare per promuovere una rivoluzione non violenta e profondamente culturale che contrasti tutto questo?

Possiamo fare la scelta di un impegno etico: un impegno mirato alla costruzione di senso della nostra esistenza e di quella degli altri. Un impegno che preveda delle parole chiave, che sono: benessere, equilibrio, desiderio.

E come donne, possiamo sperimentare il nostro valore sia quando ci prendiamo cura degli altri e riconosciamo a noi stesse i meriti delle nostre competenze interpersonali, ma anche quando accettiamo la sana ambizione di voler salire sul palcoscenico come protagoniste, mai vittime di nessuno e di alcun sentimento.

Che cosa possiamo fare?

Possiamo fare la scelta di un impegno etico: un impegno mirato alla costruzione di senso della nostra esistenza e di quella degli altri. Un impegno che preveda delle parole chiave: benessere, equilibrio, desiderio. Benessere come ricerca di un valore personale. L’impegno etico è quello di tendere a un benessere soggettivo che non abbia più le caratteristiche di un andare “oltre” il benessere stesso, che non si volga più verso una forzatura. L’abilità di vedere le cose nella giusta prospettiva, l’arte di saper cogliere le diverse possibilità esistenti per affrontare le situazioni, la capacità di adattarsi agli imprevisti e saper reagire al cambiamento, sono realizzabili solo se c’è stato un focus molto preciso sulle nostre azioni. Solo se viviamo con equilibrio. Ed equilibrio è la seconda parola chiave. Sembrerà strano ma, per raggiungere un vero equilibrio personale, dobbiamo sforzarci di comprendere che può essere pericoloso credere, illimitatamente, nelle nostre forze soggettive. Dovremmo impegnarci ad avere, con noi stessi, un rapporto meno rigido e più indulgente: abbiamo in noi forze differenti ma anche debolezze e fragilità. Solo così possiamo arrivare a cogliere il nostro valore, a conoscere talenti e difetti e a desiderare, per noi stessi, una vita che sia sempre crescita e arricchimento. Desiderio è l’ultimo termine: senza passioni e desideri non facciamo nulla, non proviamo nulla. La nostra vita deve diventare il manifesto dei nostri desideri senza però mai dimenticare l’amore che dobbiamo a noi stessi, l’orgoglio delle nostre scelte e il coraggio che mettiamo nel celebrare la vita di tutti i giorni. Costruire legami per dare voce ai nostri desideri è un’azione sana ma mai dobbiamo arrivare a soffocarci con questi vincoli di amore. Procedere insieme e dipendere in modo reciproco, l’uno dall’altro, non deve essere una condanna. La libertà di ognuno di noi risiede anche nella libertà vissuta nella vita di coppia.


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