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Il mandala è molto più di un disegno geometrico: è una rappresentazione simbolica dell’universo, dell’ordine interiore e del ciclo della vita.
Realizzato con sabbie colorate dai monaci buddhisti, il mandala richiede ore, a volte giorni, di lavoro meticoloso.
Ogni granello di sabbia è posato con attenzione, in un atto di devozione e presenza assoluta.
Ma ciò che colpisce più profondamente è il gesto conclusivo: una volta completato, il mandala viene distrutto.

In questo gesto, apparentemente contraddittorio, si racchiude una potente lezione.
La bellezza, l’impegno e la dedizione messi nel creare qualcosa non sono negati dalla sua distruzione: al contrario, ne sono esaltati.
L’atto di disfare il mandala non cancella il valore del processo creativo, ma lo completa.
È un invito a vivere pienamente ogni momento, senza aggrapparsi al risultato, accettando che tutto è transitorio.
Creare e poi disperdere è un esercizio di libertà e saggezza.
Ci insegna che il senso risiede nel cammino, nell’impegno e non nell’illusione della permanenza.
In un mondo che spesso stravolge il valore del Tempo e esalta il possesso, il mandala ci ricorda che anche l’effimero può essere sacro.

Photo by Mara Triplete Bonazzi

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