Categories:

C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere.
Il raccolto è spesso composto da vita, esperienze, errori, silenzi, scelte e attese.
Raccogliere significa, prima di tutto, riconoscere.
È il gesto con cui la mente si china sulla propria terra interiore e osserva ciò che è cresciuto nel tempo e accoglie ciò che è nato e fiorito malgrado le aspettative e ciò che si è perso per mancanza di luce.
In questo senso, ogni raccolto è un atto di verità.

Nel mondo reale non si può forzare la maturazione del seme, né pretendere frutti da un campo inaridito.
Allo stesso modo, la mente ha i suoi tempi invisibili.
La psicologia del raccolto è quella del limite e dell’attesa: imparare a non strappare i frutti prima che siano pronti ma anche non lasciarli marcire sull’albero per paura di perderli.

Raccogliere è un atto silenzioso.
Non c’è trionfo, non c’è spettacolo: solo il rumore lieve delle mani che prendono, selezionano, accolgono.
È un gesto lento, quasi sacro, in cui capisci che nulla è andato davvero perduto perché anche ciò che non è fiorito ha insegnato qualcosa al terreno.

Photo by me (un sentito ringraziamento all’Ulivo sul balcone di casa da cui, oggi, ho raccolto frutti.
E non era scontato: non sempre la “raccolta” della Vita va a buon fine…)

1 Stella2 Stella3 Stella4 Stella5 Stella (3 voti, media: 5,00 su 5)
Loading...

Tags:

One response

  1. Grazie per queste perle di saggezza. Il libro del Qoelet ha sempre avuto il suo fascino nella mia vita. Messo a frutto con i frutti dell’ulivo sul balcone assume un valore profondo. So che in questo momento amici toscani sono alle prese con il raccolto delle olive che portano olio per i nostri pasti e luce per le nostre lampade in questo buio esistenziale odierno.
    Grazie delle sempre bellissime riflessioni!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *