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C’è qualcosa di irripetibile nelle estati che segnano il passaggio dall’infanzia alla giovinezza.
Non tanto per i traguardi raggiunti, ma per le scoperte inattese, le bugie smascherate, i legami che nascono al di là delle regole.

Il Maestro, presentato Fuori Concorso a Venezia 82 e al cinema dal 13 novembre 2025 con Vision Distribution, si muove proprio in questa zona fragile e luminosa: quella in cui la sconfitta diventa rivelazione e il fallimento apre alla possibilità di un nuovo inizio.

Andrea Di Stefano, dopo L’ultima notte di Amore, firma un film che somiglia a un romanzo di formazione in chiave sportiva, ma che rifiuta i cliché della vittoria come destino obbligato. “I film sullo sport raccontano sempre storie di gente che ce la fa, nell’ultima scena”, spiega il regista. “Non era la mia storia. Mi interessano i perdentidel cartellone, quelli che non finiscono sul podio. Perché è lì che si nasconde l’eroismo: nella capacità di ballare dopo la sconfitta, di scoprire la gioia dentro la resa”.

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  1. Dopo una sconfitta ballare anziché ripiegarsi su stessi, saper gioire anziché lasciarsi andare all’autocommiserazione, accettare i fallimenti e trasformare ogni errore in un successo.
    In buona sostanza, fare tesoro dell’antico proverbio giapponese “Cadi sette volte, rialzati otto” (Nana korobi ya oki)!
    Se mi è consentito per una volta, mi permetto consigliare il libro di un mio ex collega karateka – Luigi Zoia: “Cadere sette volte… rialzarsi otto: Dal fallimento al successo. La storia di un uomo che affronta la vita, le sue difficoltà e le proprie paure”. Illuminante, come sicuramente lo sarà questo film.

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