La gentilezza è un gesto universale, pesante come una bolla d’acqua ma capace di dissetare anche se solo per un attimo.
Un uomo, casco calato sul capo, zaino sulle spalle, borsa a tracolla, armeggia con difficoltà col predellino della sua moto.
In tutta questa coordinazione motoria gli scivola dalle mani un rotolo di carta bianco, legato con un elastico giallo.
Scivola anche qualche parola di “contrarietà”.
È un attimo e mi sono già chinata per raccoglierlo e porgerglielo.
È un attimo e la sua sorpresa è assolutamente totale.
Lo si vede dallo sguardo e dal sussulto: di sicuro non mi aveva nemmeno scorta.
“Oddio, che gentile! Grazie…”.
È un attimo.
Ha ingentilito poco più di un minuto della nostra vita ma è servito per confermarmi che parlare e praticare la gentilezza minuscola e concreta, non quella “spettacolarizzata”, può essere un modo per graffiare la bruttezza.
Photo by Mara Triplete Bonazzi
3 Responses
E’ un messaggio strepitoso, piccolo ma potente. Hai reso la giornata di quest’uomo e della comunità tutta, meravigliosa!!
Grazie: tanti piccoli gesti così potrebbero cambiare il mondo?
Chissà!
Grazie!
Mi stupisco anche io quando, talvolta, qualcuno si rivolge a me con inaspettata gentilezza e quando io, a mia volta, strappo un sorriso altrettanto inaspettato dopo una parola gentile.
Mi rendo conto che si alleggeriscono gli animi di chi dà e chi riceve gentilezza.
Oggi mi sono imbattuta in un detto di Lao Tse che ho molto apprezzato e che mi piace condividere qui:
“La gentilezza nelle parole crea confidenza; la gentilezza nel pensiero crea profondità; la gentilezza nel dare crea amore”.
Aggiungo che essere gentili “non fa male”, non fa male, non fa male”, come direbbe Rocky Balboa!